La calda estate e il relax delle vacanze sono agli sgoccioli e dobbiamo iniziare a prepararci ad affrontare la stagione fredda. Dobbiamo riprendere i ritmi frenetici della vita in città e del lavoro, tutto ciò comporta un aumento dello stress sia fisico che mentale. Perciò si rende necessario aumentare le nostre difese immunitarie. La natura ci offre dei rimedi formidabili, le cosiddette piante tonico adattogene. Per definizione esse sono in grado di rendere l’organismo più efficiente nell’adattarsi alle numerose situazioni che inducono stress, potenziandone i meccanismi vitali di adattamento. Tra queste spicca per le sue virtù sicuramente la Maca peruviana, conosciuta anche col nome di Ginseng delle Ande. Cresce ad un’altitudine compresa tra i 3.500 e i 4.500 metri ed è quindi esposta a condizioni climatiche estreme. 

La radice di Maca

Questa radice è in grado di aumentare la resistenza allo stress e a sostenere il sistema immunitario durante i cambi di stagione o in periodi di eccessiva stanchezza fisica e mentale. E’ considerata un vero e proprio superfood ricco di aminoacidi essenziali, carboidrati, acidi grassi, fibre, vitamina E, vitamina C, vitamine del complesso B, aminoacidi e minerali tra cui magnesio, ferro, calcio, potassio, rame, iodio e zinco. 

Storia e studi

Le tribù indigene peruviane già 2000 anni fa utilizzavano la Maca per aumentare i livelli di energia e migliorare le loro prestazioni. Oltre ad agire a livello energetico aumentando la resistenza e la forza fisica, agisce anche favorevolmente sulla capacità di concentrazione, la lucidità mentale e la memoria. Alcuni studi sembrano confermare la sua azione positiva sulla vita sessuale di entrambi i sessi. Infatti, viene considerata un afrodisiaco naturale, sembra aumentare la libido e negli uomini sembra favorire l’incremento del numero di spermatozoi e loro motilità. Inoltre la radice di Maca può esercitare un effetto neuroprotettivo. Uno studio in vitro ed in vivo intitolato “Neuroprotective effects of Lepidium meyenii” pubblicato su Pubmed suggerisce proprio la sua potenziale applicazione come neuroprotettore.